Santarcangelo •13 Festival Internazionale del Teatro in Piazza, 16/17/18 luglio 2013

martedì 16 Luglio , ore 19:00 | Lavatoio

trenofermo a-Katzelmacher

nO (Dance first. Think later) | Roma

ideazione Dario Aita
coreografie Elena Gigliotti
interpreti Diletta Acquaviva, Emmanuele Aita, Giuseppe Amato
Lucio De Francesco, Damien Escudier, Marcella Favilla, Flavio Furno, Melania Genna, Elena Gigliotti, Giovanni Serratore
costumi Giovanna Stinga
consulenza e realizzazione scene Paola Castrignanò
consulenza tecnica audio/video Ludovico Bessegato

>> audio-intervista di Michele Pascarella

Dario Aita
via Emilio Albertario, 11/a – 00167 Roma
cell. 333 7837623
aitadario@gmail.com

segnalazione speciale Premio Scenario 2013

Motivazione della Giuria
Fermo a Katzelmacher, in un sud che è magma di province e dialetti, c’è un treno che non parte, metafora di un’attesa consumata fra indolenza, sogni a buon mercato, kitsch di canzoni neomelodiche, vitalità bloccata in un eterno ralenti. La compagnia nO (Dance first. Think later) sceglie la sfida di un lavoro collettivo per portare in scena una pluralità disordinata di voci, attitudini, fisicità eccessive e debordanti che sono specchio di spaccati sociali osservati con attenzione. Una tensione sempre pronta ad esplodere si catalizza nell’arrivo dello straniero e si blocca su un motorino che non parte, prima di ogni corsa possibile.

Lo spettacolo

Venti occhi. 10 teste. 9 cafoni, e uno straniero. 4 tasci, 4 zendraglie, e nu marruchino. Si riconoscono sul loro sempr’eterno, sempr’arrugginito
marciapiede. bar. Sotto casa. Non hanno una città, la vivono. In modo parassitario, ma non lo sanno. E per l’esattezza, questo ammasso di case in cui sono nati, si estende orrendo da
Adelfia Capurso Casarano Manduria Torre Paese Rione Terra Afragola Filadelfia Sant’Elia Cetraro Verbicaro Maida San Vito sullo Jonio Santa Flavia San Cipirello Castellana Sicula Petralia Soprana Roccamena Partanna Campobello di Mazara eccetera eccetera
a: nuova destinazione.
Purché: si abballi.
E il cuore mantenga il bum-bum dignitoso di sempre,
aspettando sulla ferrovia che non c’è il treno che porterà all’euforia. Il trenoFERMO.
Alla discoteca.
9 ragazzi, in una città indefinita con stazione e binari annessi, sconnessi e
connessi con il loro linguaggio – di scunciglie, parolacce, bestemmie, e amore – 9 ragazzi, quindi,
incontrano un marocchino.
Che parla francesismi int’ o rione.
E nel rondò di sfottimenti, violenza, e tradimenti,
si muovono questi avanzi di città,
partoriti a muscoli, calcio, carne, karaoke, sangue, balli e katzelmacher.
La trama è facilissima nei fatti, incomprensibile nei motivi che la mandano avanti (e indietro).
Storia di motorini, poste, amori, ragazze madri, legnate, bastunate, sogni.
Perché anche al confine con la desolazione totale dell’essere,
c’hanno diritto pure loro,
ai sogni.
Sogni facili.
Nelle camerette con poster di neomelodici.
E quando meno poi ce lo aspettiamo,
si scoprono i volti,
sotto i caschi sporchi,
e hanno occhi grandi,
tutti,
belli e grandi,
e scrivono poesie che non conoscono e non immaginano di avere dentro.
Il sud. Il sud che è niente. Che siamo noi. Per davvero.
E parliamo al plurale. E ci siamo scelti.
Venti occhi. 10 teste. 9 teste brutte. E una marocchina.
Tutto attraverso i suoi occhi. Occhi sporchi di terra straniera.
Che hanno paura e fanno paura.
Che aspettano ’o sule e trovano ’u sangu. E l’amuri.
Un amuri diverso come lui. L’amuri che ci rende uguali.

La compagnia

Il gruppo nO (Dance first. Think later) è originariamente formato da giovani attori diplomati presso la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova.
Dalla frequentazione e dall’esperienza condivisa negli anni di studio è maturato il desiderio di continuare a incontrarsi e a incontrare altri artisti per lavorare creativamente sul linguaggio performativo contemporaneo e sulle pratiche del corpo e della parola anche come occasione di ricerca e crescita personale. Nel 2010 con Claudia Monti è nato il primo lavoro, Ballata della necessità, prodotto dall’associazione Vera Stasi (Tuscania). Il secondo spettacolo, Non vedo l’ora!, è stato realizzato nel 2011 ed è distribuito dall’associazione Arbalete (Genova). Nel 2012, lo spettacolo Ciaulatothemoon#studio è vincitore alle selezioni del Napoli Fringe Festival, e debutterà a Napoli nel 2013.
Da poco, nO desidera incontrare talenti sparsi, ingrandirsi, mescolarsi.
Diventare un progetto plurale: siamo pronti. In autunno del 2012 inizia a muoversi trenofermo.

Rassegna stampa

"corrieredibologna.it", 25 maggio 2014
di Massimo Marino

[…] La soluzione finale resta, giustamente, ambigua, sognante o sognata, seppure sporcata di rosso sangue (dichiaratamente finto), in un lavoro che ha la cifra migliore in una vitalità che fa risaltare in modo più lancinante l’incapacità dei personaggi di stare in un’inattingibile vita reale.

"altrevelocita.it", 13 gennaio 2014
Lorenzo Donati

La proliferazione virata al grottesco, specchio dell'immaginario malato dei nostri anni. Questa pare essere la cifra del lavoro del gruppo con base a Roma nO (Dance First. Thkink Later). C'è un refrain che ricorre in una scena ripetuta più volte, con i dieci attori in fila scossi da tremiti mentre si ode lo sferragliare di un treno; c'è un testo drammaturgico preciso, Katzelmacher di Rainer Werner Fassbinder, con la sua acuta lente su un quotidiano che si vorrebbe vestire di normalità, invece perversamente razzista se osservato da vicino; infine c'è una scrittura di scena consapevolmente venata da un tremendismo dai tratti paradigmatici, ironico nelle sue spinte iperboliche. […]

“iltamburodikattrin.com”, 9 gennaio 2014
di Elena Conti

Nella riscrittura del testo di Fassbinder la compagnia nO (Dance first. Think later) utilizza il dialetto privandolo di qualsiasi velleità poetica o teatrale, le barriere che dividono teatro e realtà vengono frantumate per restituire lo spaccato di un paese del Sud in cui qualunque cosa può accadere senza lasciare traccia. Vecchi binari di una ferrovia, un altoparlante e dieci attori per raccontare l’evanescenza e la fragilità umana e sociale.

“saltinaria.it”, 14 dicembre 2013
di Daniela Cohen

Il collettivo nO, Dance first. Think later - il cui nome significa essenzialmente ‘Prima balla, poi pensa’ - presenta un lavoro ispirato alla pellicola di Fassbinder intitolata Trenofermo a-Katzelmacher, coinvolgendo fin da subito gli spettatori: appena seduti, si sentono I brusii dei personaggi già in scena, rappresentati come meridionali, mentre nella versione tedesca originale erano europei del sud e borghesi. […] Il treno fermo rappresenta l’immobilismo di chi è incapace di vivere nell’evoluzione, per pregiudizi, ignoranza, stanchezza o stupidità. Sappiamo che chi si ferma è perduto: da trent’anni i film di Fassbinder ci dimostrano che certi artisti avevano già capito quale sarebbe stato il nostro peggior nemico, cioè l’incapacità di maturare e integrarsi in modo sensato, accettando le differenze altrui.

“rumorscena.com”, 13 dicembre 2013
di Rossella Menna

Il valore reale dello spettacolo è nello sfondo, è nella capacità di raccontare un certo Sud degli anni ’90, quello di una tipologia molto particolare di ventenni di oggi. Non più il Sud contadino, quello che si arroccava, e in un certo senso si giustificava, nell’impasto di tradizioni, religione e buon raccolto. Non il Sud degli artigiani, dei creativi, di chi sa giocare al gioco dell’arrangiarsi con fantasia. Non il Sud delle mozzarelle, dell’olio d’oliva e dei bambini che giocano per strada.
Questo è il sud dei paesi di provincia ridotti a dormitorio, quelli che hanno allevato una generazione cresciuta nell’ignoranza ma con la televisione commerciale e il computer. A forza di Mac Donald e reality show. Tra un programma di Maria de Filippi su Canale 5 e il videoclip del neomelodico di turno sul canale locale. Una fetta di gioventù ancora diversa da quella votata agli Dèi Spritz e Iphone. Completamente tagliata fuori dalle vecchie logiche rurali ma emarginata anche dagli sviluppi (o le degenerazioni) capitalistici e dagli esiti della globalizzazione.

“doppiozero.com”, 12 dicembre 2013
di Maddalena Giovannelli

Nella magmatiche due ore […] i bravissimi interpreti utilizzano un’originale babele di accenti regionali e di linguaggi (dal musical alla Roberta Torre fino al teatro danza) per raccontare un universo asfittico, immobile, inconsapevolmente grottesco.

“teatroecritica.net”, 11 dicembre 2013
di Simone Nebbia

Treno fermo a-Katzelmacher – affresco giocato sul testo di Fassbinder di un vago sud impreparato all’arrivo dello “straniero” […] Una risposta per tanti attori a chi voleva il teatro di oggi fatto di monologhi o poco più […] “Katzelmacher” di Dario Aita e Elena Gigliotti […] sorprende per vitalità e qualità ideativa della situazione scenica.

“fattiditeatro.wordpress.com”, 9 dicembre 2013
di FrancescaR Lino

[…] Denuncia sociale anche in Trenofermo a-Katzelmacher, che dal non-luogo di un non meglio identificato paesino del sud Italia – da dove passa un treno: che non ferma mai lì… – stigmatizza atmosfere surreali e alla Fassbinder, di ferocia e dissesto sociale, di sclerosi intellettuale e di noia, che meglio non sanno trovare se non cercarsi un capro espiatorio contro cui sfogare la propria rabbia e frustrazioni represse; e così “Dagli contro le straniero!” – katzelmacher, appunto -: ma nessuno è esente dalla becera violenza di un branco, ambivalente nell’amare e pestare i suoi stessi membri. […]