Bologna

5 luglio 2019 - ore 18 | DAMSLab / Auditorium

TALK | testo integrale

Chiara Bersani |
foto di Malì Erotico

Carissimi,

spero che possiate perdonarmi se scriverò per voi una lettera e non un discorso.

Come spesso accade quando mi danno un compito, io fallisco.

Ho sempre avuto diversi problemi con le competizioni e con gli incarichi ufficiali. C’è qualcosa in queste situazioni che mi confonde e mi fa perdere l’orientamento. Come se la forma richiesta non aderisse al mio corpo e così, io, inizio a strabordare. Mi smarrisco. Compio azzardate deviazioni, manovre scoordinate e finisco quasi sempre per naufragare.

Ora vorrei essere con voi, non per parlarvi ma ascoltarvi. L’unica certezza che mi guida nella stesura di questa lettera e risuona in me come un monito, è che le persone che hanno qualcosa da dire oggi siete voi.

Io non ho ancora compiuto 35 anni e il fatto che sia seduta qui e non lì, al vostro fianco con il cuore esploso, credo abbia molto più a che fare con il caso che con il merito.

Non ho mai vinto il Premio Scenario. Come forse accadrà anche a voi, 10 anni fa, ho sentito quello strano svuotamento di quando non si sa bene che emozione provare una volta che i nomi sono stati fatti e, ovviamente, non tutti sono stati pronunciati.

 

Carissimi,

dopo qualche anno di lavoro, in mezzo a molte cose imparate e dimenticate, una sola ha messo radici diventando certezza:  Non esiste un posto per noi!

Non una strada maestra, non un percorso sicuro.

Non esiste per me, per il mio corpo sovversivo, ma nemmeno per voi, per la vostra voracità così nuova da non aver ancora parole per essere raccontata.

In questo mondo, noi, non abbiamo un posto e non avendone Uno ne abbiamo milioni. L’assenza di una struttura certa ci libera dall’ossessione della carreggiata: non possiamo sbandare perché non esistono per noi traiettorie prestabilite.

Scenario non esisterebbe senza di voi. I Festival, i Cartelloni, i Concorsi, i Premi…non ci sarebbe nulla senza la vostra capacità di creare pensiero, senza il vostro ostinato lavoro, senza la vostra urgente poesia.

Voi non siete piccoli, siete Oceanici e Oceanica è la vostra potenza.  Avete il potere di invertire correnti, creare trombe d’arie, cicloni. Voi potete scegliere la vostra posizione nel mondo. Decidere di stare dentro o fuori il sistema e andrà sempre bene perché quello sarà il posto che il vostro sguardo avrà occupato.

 

Carissimi,

se è chiara a tutti l’ebrezza della vittoria, vi prego, non sottovalutate ciò che si spalanca al cospetto della resa. Da quello stato d’animo silenzioso germogliano alleanze, reti, costellazioni mutevoli.

Il discorso artistico appartiene alla strada, non al podio. Le comunità si articolano nei caffè, negli spazi occupati, nelle piazze. Non siete soli: siete tanti e ognuno di voi è molteplice.

Questa lettera, per esempio, nasce da interminabili notti passate con Marco D’Agostin a sprofondare nelle nostre paure. Dalle ore in sala prove con Matteo Ramponi a domandarci cosa avremmo voluto sentirci dire quel giorno, 10 anni fa, quando i nostri nomi non vennero pronunciati. Dalle mail con Marta Montanini in cui leggiamo l’assenza di punti cardinali come una dichiarazione di libertà d’azione.

Non so nemmeno io con precisione in quanti stiamo firmando questa lettera ma so che è a nome di tanti che sono qui a dirvi che non siete soli.

Complimenti a tutti i finalisti. A chi sentirà il proprio nome e a chi no.

A tutti buon lavoro e buona fortuna!

Grazie,

Chiara