Pillole dal Piccolo Osservatorio dei bambini condotto da Beatrice Baruffini

“𝐼𝑒𝑟𝑖 [5 settembre, prima della proclamazione dei vincitori] ℎ𝑜 𝑙𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑢𝑛 𝑚𝑜𝑛𝑡𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑝𝑝𝑢𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑖 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑖 𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑒, 𝑑𝑒𝑖 𝑟𝑎𝑔𝑎𝑧𝑧𝑖 𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑟𝑎𝑔𝑎𝑧𝑧𝑒 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑃𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑂𝑠𝑠𝑒𝑟𝑣𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑆𝑐𝑒𝑛𝑎𝑟𝑖𝑜 𝐼𝑛𝑓𝑎𝑛𝑧𝑖𝑎 2020.

𝑅𝑖𝑛𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜 𝑃𝑟𝑒𝑚𝑖𝑜 𝑆𝑐𝑒𝑛𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑚𝑖 𝑎𝑓𝑓𝑖𝑑𝑎𝑡𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑎𝑟𝑑𝑢𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑖𝑡𝑜. 𝑅𝑖𝑛𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖𝑒 𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑟𝑡𝑖𝑠𝑡𝑖 𝑖𝑛 𝑔𝑎𝑟𝑎 (𝑚𝑒𝑟𝑑𝑎 𝑒 𝑐𝑜𝑟𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜) 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑖 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑒𝑛𝑎𝑡𝑜 𝑎 𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑠𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑜 𝑠𝑢𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜. 𝐼𝑛𝑓𝑖𝑛𝑒, 𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑒 𝑎𝑖 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑖 𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖 𝑒 𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎𝑡𝑟𝑖𝑐𝑖: 𝑐𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑚𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑒 𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑒 𝑎 𝑣𝑜𝑖 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑐𝑟𝑒𝑑𝑢𝑡𝑜, 𝑐𝑟𝑒𝑑𝑖𝑎𝑚𝑜, 𝑑𝑖 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑟 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑚𝑖𝑛𝑐𝑖𝑎𝑟𝑒.” (Beatrice Baruffini)

Avete fatto finta e vi abbiamo creduto. Anche con la strega, che si vedeva che non era finita. Quella strega, faceva paura per davvero. Per fortuna. Non era divertente se non faceva paura.

Chi ve lo dice che le formiche non leggano il giornale? Chi ci assicura che l’uomo sistemerà tutto? Chi siamo noi, i buoni o i cattivi? Siamo diventati il lupo di cappuccetto rosso. Facciamo paura, anche se facciamo la raccolta differenziata e ci iscriviamo al WWF.

Gli animali ci temono. Anche se a volte parlano troppo.

Parlano sempre. Parlano veloce, non riusciamo a capire.

Parlano tutti. Perché lì non parla? Perché fa i versi? Perché non dice niente? Perché sta lì, sulla poltrona? Vai a New York anche tu! Potevi andarci con quella di prima. Verremmo anche noi.

In Siria no. Ma lei ci deve andare. Ce lo promette perché se poi ci va solo nel video non è la stessa cosa.

Magari non adesso. Aspetta un attimo, che sono sottosopra. C’è stato un silenzio prima di capire che era finito, un silenzio che ha fatto bene.

Mi ha rigirato questo spettacolo, certi spettacoli ci prendono e ci trascinano per i piedi. Perché sono veri. Quelle era la sua storia.

O no?

Se anche non fosse stato suo padre, per me lo era. Non serve farsi domande. Suo padre c’è, c’è il mio, ci sono tutti. Ci sono anche le madri. La mia c’è. Ci sono figli e figlie.

Ma quanto sono soli? Perfino il giorno del compleanno non si fanno vedere.

Lui è a disagio, anche l’altro del pubblico. Anche noi per lui.

Sì, abbiamo svelato il meccanismo.

Abbiamo capito che ci sono i ricordi dentro alla valigia.

Ci sono spesso delle valigie. Ci sono sempre i morti.

Sotto le bombe. Le guerre fan sempre paura. Come le streghe.

Come Berlusconi che c’entra sempre. E fa una paura…

Chi le ha scritto il testo?

Esco da quegli spettacoli che ho voglia di sapere di più. Mi chiedo se sono io che devo scrivere su quei pezzi bianchi di puzzle ancora da unire.

Esco e vi dico che io quel vestito l’ho visto. Era d’oro e d’argento coi bottoni neri. Lo vedo con gli occhi, e non solo.

Lo vedo perché sono bambino. Ho il potere dell’immaginazione, mi viene facile col teatro.

Ho sentito l’incanto. Piccolo piccolo che guardavi da un buco ed era come una sorpresa per noi. L’incanto lo senti qui, nella pancia.

Io l’ho sentito all’inizio, l’ho sentito alla fine, con quel rumore, quella luce, quella domanda, quell’errore che ha fatto nel dire il testo. Era vero quell’errore.

Siamo usciti da teatro con una gran voglia di cercare delle cose nella nostra vita.

Boh, dai. Oh. Non lo so.

Non lo so se cambieremo il mondo.

Comunque ci vuole uno che inizi.

L’inizio è la cosa più importante.

Anzi, il buio. Il buio un attimo prima.