PROGETTO TRIENNALE SANTARCANGELO 2009-2011, 19/20/21 giugno 2009

venerdì 19 Giugno , ore 12:00 | Il Lavatoio

Come bestie che cercano bestie

Imamama | Roma

interpreti Marco Rapisarda
Massimo Genco
tecnico audio e luci Fabio Manniti
regia Marco Rapisarda
Massimo Genco
dal racconto Storia burina di Pier Paolo Pasolini (inserito nella raccolta Alì dagli occhi azzurri).

Imamama
c/o Ass. Culturale Happy Days
referente: Marco Rapisarda
viale Manlio Gelsomini, 28 – 00153 Roma
cell. 329 6324758
hideput@gmail.com

menzione Premio Scenario 2009

Motivazione della Giuria
Per il recupero della parola pasoliniana all’interno della Roma di oggi, che, in modo diverso, vive nuove forme di scontro tra poveri, di rabbia, di discriminazione etnica, culturale e sociale. Per la tenacia con cui si riafferma la necessità di una rigorosa solitudine poetica e per la scommessa umana su una “disperata vitalità”, ricercata nei territori del margine e dello scarto.

lo spettacolo

La solitudine: bisogna essere molto forti
per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe
e una resistenza fuori dal comune; non si deve rischiare
raffreddore, influenza o mal di gola; non si devono temere
rapinatori o assassini…
Non c’è cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
che valga una camminata senza fine per le strade povere,
dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.

Pier Paolo Pasolini

La storia. Il breve racconto di Pasolini, Storia burina, ambientato nella Roma più bassa, quella lontana dal centro e dai monumenti, dalle vetrine e dai turisti, quella Roma che non c’è sulle cartoline, ma che in fondo è l’unica Roma vera da quasi sessant’anni, narra di un incontro/scontro tra due giovani: Romano il Paino, bullo di successo destinato al declino e Romano il Burino, da poco giunto in città, parvenu in rapida ascesa. Entrambi per sopravvivere lavorano al Macello di Testaccio e arrotondano il salario con macellazioni clandestine. Inoltre una passione li unisce: la boxe. Due vite nate sotto una cattiva stella, predestinate alla sconfitta, senza alcuna possibilità di redenzione o salvezza.
L’idea. Leggere Pasolini è entrare dentro a un mondo fatto di miseria, disperazione ma anche poesia. I suoi “eroi” di eroico non hanno nulla se non il fatto di essere costretti a combattere contro la vita che li ha messi nel posto più scomodo e lontano, confinati al limite della città, al limite dell’esistenza stessa. Si potrebbe pensare che questo mondo sia del tutto scomparso, che faccia parte di una memoria letteraria, ma così non è: se si guarda bene, se ci si allontana dall’ologramma che Roma offre al mondo (il Papa, il Colosseo, Trastevere…) si scopre che quella “disperata vitalità” è ancora tutta lì, con le stesse facce, gli stessi modi, la stessa desolata desolazione. Gli “eroi” hanno solo cambiato nomi e provenienza, così Romano il Burino non arriva più da Tuscania, ma da Sibiu, sud della Romania. I lavori che fanno sono sempre gli stessi, al limite della legalità e della sopravvivenza. La solitudine che li accompagna è la stessa. La fine che fanno è la stessa.
“Ma noi siamo borghesi, e quindi abbiamo innato il senso della prudenza, della capacità a rimandare a domani quello che non possiamo fare oggi, del rispetto per ciò in cui la vita si consolida, si ordina e si fa opinione pubblica e buon senso. Siamo conservatori di nascita, e in fondo non dimentichiamo mai quello che la madre ci ha insegnato da bambini: l’idea che la vita è sicura e lunga”.

La compagnia

Pensieri… parole… “Il teatro che vi aspettate, anche come totale novità, non potrà mai essere il teatro che vi aspettate. Infatti, se vi aspettate un nuovo teatro, lo aspettate necessariamente nell’ambito delle idee che già avete; inoltre una cosa che vi aspettate, in qualche modo c’è già. Non c’è nessuno di voi che davanti a un testo o a uno spettacolo resista alla tentazione di dire: ‘Questo è TEATRO’ oppure: ‘Questo non è TEATRO’ il che significa che voi avete già in testa un’idea ben radicata del TEATRO.
[…] Oggi, dunque, tutti voi vi aspettate un teatro nuovo, ma tutti ne avete già in testa un’idea, nata in seno al teatro vecchio”. (Pier Paolo Pasolini)
Queste parole sono l’inizio del Manifesto per un nuovo teatro che Pasolini scrisse in calce alle sue opere teatrali. Noi, lungi dal pensare di essere portatori di un teatro nuovo, ci limitiamo a farle nostre e a constatare una difficoltà: quella di riuscire a trovare nuove forme teatrali che possano capovolgere l’ordine discreto imperante.
Ma si sa che l’inizio di ogni cambiamento nasce dall’analisi dello stato delle cose, e che per sorprendere l’avversario bisogna prima pensare come lui.
Da dove veniamo… dove andiamo? Il gruppo teatrale Imamama si costituisce nell’anno 2007 con l’intento di partecipare a progetti banditi da enti pubblici per la promozione e lo sviluppo della cultura sul territorio romano. La compagnia si imbatte così, quasi per caso, in Storia Burina di Pier Paolo Pasolini, un testo breve in forma di racconto inserito nella raccolta Alì dagli occhi azzurri. Folgorati dalla forza narrativa, la compagnia decide di sviluppare un nuovo progetto teatrale sulla base del racconto pasoliniano.