FAENZA, Venerdì 15 giugno 2007

venerdì 15 Giugno , ore 13:00 | Teatro Masini

San Bernardo

Claudia Puglisi | Palermo

di Claudia Puglisi
con Aurelio Ciaperoni, Alessandro Claudio Costagliola, Diana D’Angelo, Salvo Equizzi, Dario Frasca, Claudia Puglisi, Silvia Scuderi
musiche Alessandro Claudio Costagliola
regia Claudia Puglisi

Claudia Puglisi
Stradella Montalbano, 10 – 90146 Palermo
tel. 3282666389
cleocla81@yahoo.it

Progetto vincitore della seconda edizione del Premio Ustica per il teatro

Raccontare Bernardo Provenzano attraverso gli ultimi giorni della vita del santo patrono di Corleone, con l’aiuto di un cane san bernardo e la complicità di donne che ne interpretano i voleri dispensando aiuti e consigli. In una grottesca confusione fra santità e latitanza, criminali e benefattori, vittime e carnefici, sullo sfondo di una società civile che “non si lamenta”, lo spettacolo fa sfilare i protagonisti di connivenze tutt’altro che oscure, rivisitando la cronaca e storicizzandola attraverso un’invenzione teatrale che aggrega emblemi di trasparente evidenza.
Un lavoro che rivela le doti di autrice e regista di una giovane palermitana, Claudia Puglisi, che racconta la mafia senza ricorrere alla retorica dei cliché né agli stilemi della denuncia, ma con gli strumenti inequivoci della sagacia e dell’ironia.

In quarantatre anni di latitanza del boss Bernardo Provenzano, su di lui è stato detto di tutto. Si è persino arrivati a dichiararlo morto, mentre lui se ne stava proprio lì, fra le campagne del suo paese, a gestire quella che è stata definita “l’altra mafia”.
Ma chi è Bernardo Provenzano? E chi ha coperto la sua latitanza per tanti anni? Politici, senz’altro, ma anche imprenditori, uomini delle forze dell’ordine… Persone che rappresentano di fatto la nuova classe dominante, la cosiddetta “borghesia mafiosa”. Quanti sono?! E poi c’è il “popolo mafioso”. Quello che in Bernardo riconosce il suo santo protettore. Gente che chiede aiuto e che, finalmente, lo riceve. E loro, quanti sono?!
Ovunque io sia stata, quando mi si chiedeva da dove venissi, alla risposta “Sicilia” seguiva la stessa affermazione: “Sicilia? Mafia!” Allora io sono mafiosa? A quest’idea, è innegabile, hanno contribuito anche i mass media. Ma io, con il mio teatro, voglio trasmettere la mia idea. Voglio scrollarmi di dosso i pregiudizi, voglio parlare ad alta voce, voglio raccontare un’altra storia. La storia di un cane in un quadro, di un vecchio malato, di quelli che sperano in un futuro diverso, e di quelli che il futuro lo fanno. Una storia di politici e sicari, di sanità e contadini. Una storia surreale e reale più che mai.
Il testo gioca sulla straordinaria coincidenza per la quale il santo patrono di Corleone, è proprio S. Bernardo (convertitosi dopo avere ucciso diversi uomini, molti dei quali appartenenti alle forze dell’ordine). La storia racconta gli ultimi giorni che precedono la cattura del boss latitante.
In una casa di campagna un vecchio malato è costretto a letto; di lui si occupano diverse donne. Gli parlano, gli raccontano cosa succede fuori… Ma chi è quest’uomo? Sul muro, a sinistra del letto, dentro un enorme cornice, un cane san bernardo ansima continuamente. Ai due faranno visita diversi ospiti, più o meno illustri, che chiederanno l’aiuto del loro santo per risolvere diversi “affari”. Ma le risposte del vecchio saranno incomprensibili, esattamente come quelle del cane (d’altronde cosa potrebbe fare un cane se non abbaiare?), smorfiate dalle donne attraverso l’uso dei celebri “pizzini”. Ognuno degli ospiti, in fondo, non necessita di una vera risposta, ma più che altro di una giustificazione ai propri progetti.
Cane e vecchio potrebbero essere considerati come un solo personaggio o, meglio ancora, come la personificazione della mafia stessa. Un cane san bernardo, una forza animalesca che offre un aiuto poco ortodosso (l’alcool); e un vecchio, stanca e inerme immagine del passato. Come prevedibile, il testo si conclude con la cattura del boss. Restano in sospeso alcuni interrogativi (come l’ipotesi di una soffiata, quindi di un tradimento) e sopratutto resta incerto il futuro di quanti avevano pregato il loro santo nella speranza di una vita migliore.

La compagnia
La compagnia, priva di configurazione giuridica, è formata da ex allievi della scuola di teatro Teatès, diretta da Michele Perriera. Attiva da due anni, la compagnia ha seguito un percorso di ricerca nell’ambito del teatro surreale. Inizialmente con la rappresentazione di testi di Ionesco e Pinter, e successivamente con testi scritti dalla regista Claudia Puglisi, tra cui Il 7 aprile ad Amburgo segnalato per la migliore drammaturgia al Palermo Teatro festival del 2006. Tutti gli elementi della compagnia continuano inoltre un proprio percorso indipendente dal gruppo, con la partecipazione a diversi laboratori e spettacoli.